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La croce astile d'argento di San Bartolomeo al Mare

Arte

Pubblicato il 17 dicembre 2013

LA CROCE ASTILE D'ARGENTO
DI SAN BARTOLOMEO AL MARE


..... La chiesa di San Bartolomeo Apostolo di San Bartolomeo al Mare (IM) nel corso del XVI secolo, a seguito dell'elevazione a Parrocchiale (aa. 1505-1506), ha visto accrescere la sua dotazione di arredi sacri e oggetti liturgici con l'acquisto di manufatti artistici di notevole pregio. Rientra fra essi questa bellissima croce in argento parzialmente dorata, collocabile nell'ambito di una colta oreficeria genovese cinquecentesca ancora legata in parte a stilemi goticizzanti, ma non indifferente agli influssi delle più attuali suggestioni rinascimentali.
..... Il recente ritrovamento di alcune pagine del più antico libro dei conti della chiesa di cui si ha notizia, ci permette di conoscere il nome dell'artefice di questo prezioso manufatto, l'argentiere genovese Luca Vigne, e l'anno di esecuzione, il 1568. Le relative annotazioni, abbastanza circostanziate per l'epoca, indicano anche il prezzo pagato all'argentiere per la sua fattura, 120 lire e una quarta di mandorle del valore di una lira, probabilmente un omaggio; il costo dell'intera operazione invece assomma a oltre 340 lire, dovendovi computare le spese sostenute per l'acquisto dell'argento e dei chiodi dello stesso prezioso metallo, quelle della parziale doratura e quelle per la realizzazione del supporto ligneo e del bastone, per l'imballo, il trasporto, nonché per la trasferta a Genova dei massari Bernardo Steria e Pietro Salinerio "quando sono andati a comandare detta croce per sua speisa di bocha".

..... Nei tempi successivi la croce è sempre stata registrata negli inventari della chiesa, a far data dal più antico ad oggi conservato, stilato nel 1593 dal rev. Battista Bottino, dove essa è annotata con la dicitura: "Una croce d'argento lavorata con certi rilievi et indorata", sistematicamente ripresa dai suoi successori, a volte con varianti marginali.
..... Luca Vigne è un nome ben noto alle cronache dell'arte orafa genovese soprattutto per essere stato colui al quale i padri del Comune nel giugno del 1611 hanno commissionato l'assemblaggio e l'ultimazione della la Cassa Processionale del Corpus Domini, ora conservata nel Museo del Tesoro di San Lorenzo di Genova. Egli inoltre ha partecipato attivamente alla vita della Corporazione dell'Arte, facendo parte più volte del consiglio e ricoprendo per almeno tre mandati la carica di console. La sua attività però prima d'ora era attestata soltanto negli anni compresi tra il 1596 e il 1618. Alla luce delle nuove conoscenze appare inevitabile, considerato l'ampio divario di tempo, interrogarsi se l'artefice della croce di San Bartolomeo possa essere identificato col Luca Vigne già conosciuto, magari documentato in una delle sue prime apparizioni nell'ambito dei "fraveghi" genovesi, o non sia piuttosto un suo omonimo, fors'anche un familiare, che avrebbe esercitato la stessa arte nei decenni precedenti alla sua venuta. Nel primo caso si aprirebbero nuove interessanti prospettive per la ricostruzione della sua biografia, allo stato attuale alquanto lacunosa; nel secondo invece si tratterebbe di un nuovo protagonista dell'oreficeria genovese e si potrebbe forse parlare di una dinastia di argentieri ancora da delineare compiutamente.
..... E' d'uopo rilevare, inoltre, che la croce astile di San Bartolomeo al Mare costituisce l'unico esempio di questa tipologia di manufatti ascrivibile a Luca Vigne, la cui produzione nota prima d'ora comprendeva, oltre alla cassa del Corpus Domini, un paio di candelieri, due pissidi, tre calici e un reliquario.

..... Il manufatto di San Bartolomeo è una tipica croce astile, utilizzata ancora oggi per aprire la processione della statua del santo titolare della parrocchia nel giorno della sua festa; essa è formata da quattro lamine d'argento applicate sul fronte e altrettante sul retro dell'apposito supporto ligneo e da una striscia di congiunzione dello stesso prezioso metallo che ne copre il perimetro; questa di fattura recente e apposta nell'occasione di un restauro compiuto nel 1975. Completa l'insieme un grande nodo a forma di pomo, composto da due emisferi saldati.
..... La croce si caratterizza per i bracci sagomati con profili curvilinei; al loro incrocio due clipei di forma ellissoidale ospitano le due figure attorno alle quali ruota l'insieme: il Chistus patiens nel fronte e la Vergine col Bambino nel retro. Colpisce l'estrema accuratezza della loro modellazione, particolarmente esaltata nella resa anatomica del corpo di Gesù, peculiarità evidenziata anche dalle altre figure sbalzate della croce, a testimonianza dell'eccellente qualità della lavorazione. Quelle del Cristo e della Vergine emergono dallo sfondo a raggiera formata da lamelle dorate che, alternando il motivo regolare a quello ondulato, cita quella del trigramma della predicazione di san Bernardino da Siena. Anche l'impostazione rigida di Gesù crocifisso e le proporzioni generose e la forma fasciante del perizoma accusano il riferimento a modelli arcaici.

..... La Vergine, ritta in piedi su un capitello alla cui base spunta una testa di cherubino, indossa una veste e un ampio mantello dorati e tiene in braccio il Bambino, effigiato nell'atto di benedire.
..... Le lamine dei bracci della croce, decorate con incisioni a girali vegetali, presentano nella zona mediana quattro formelle romboidali prive di fregi o segni particolari. Alle estremità dei bracci, nel fronte, quattro splendide placchette sbalzate restituiscono le figure degli evangelisti che paiono affacciarsi da elaborate cornici dorate, ognuno contraddistinto dal proprio attributo; nei libri tenuti in mano da Matteo e Giovanni si possono leggere i rispettivi nomi.
..... Sul retro della croce, in uguale posizione e inseriti in cornici di uguale fattura, compaiono quattro figure di santi sorretti da nubi: in alto san Pietro, che tiene in mano una sola chiave, a sinistra san Rocco, col bastone da pellegrino, la fiaschetta, la conchiglia e il cane, a destra san Bartolomeo, insolitamente rappresentato col simbolo generico del martirio, la palma, e non con un suo attributo particolare, e in basso san Giuseppe, che regge con una mano il paniere con le due tortore dell'offerta portata in occasione della presentazione di Gesù al Tempio.
..... La scelta dei santi rappresentati risponde motivazioni precise. È superfluo commentare la presenza di san Bartolomeo; la posizione in alto di san Pietro è un'evidente citazione del suo primato sulla Chiesa, probabilmente caldeggiata da uno dei massari, Pietro Salinerio; san Rocco è il titolare della chiesa della borgata Steri, dalla quale proviene l'altro massaro, Bernardo Steria; la raffigurazione di san Giuseppe infine vuol essere un richiamo a un'altra chiesa locale, Santa Maria della Rovere, ora santuario, e alla principale solennità religiosa che vi si celebra ogni anno il 2 di febbraio, giorno della Candelora, che già allora come oggi costituiva motivo di afflusso di una moltitudine di fedeli da gran parte delle località del Ponente e dal basso Piemonte.
..... Il grande pomo alla base è decorato con quattro placchette circoscritte da cornici dorate, portanti all'interno le figure di altrettanti personaggi provvisti di un libro, non identificabili per la mancanza di riferimenti distintivi; potrebbe trattarsi forse di profeti o sibille. Le loro figure sono incise a leggero rilievo, in parte consumato dal tempo; secondo alcuni questa particolare lavorazione sarebbe indizio di una decorazione originaria a smalto, poi andata perduta, ma le note d'archivio di cui disponiamo, sufficientemente dettagliate, portano ad escludere questa eventualità. Del resto la croce non presenta residui di colorazioni di alcun tipo, ne se ne è trovata traccia nel restauro compiuto nel 1975 dall'orafo genovese Enrico Evangelisti. Con quell'intervento si è provveduto a ricomporre adeguatamente le lamine d'argento su un nuovo supporto ligneo in sostituzione di quello originale quasi interamente disfatto per l'attacco prolungato di insetti xilofagi; in quell'occasione è stata apposta la striscia in lamina d'argento a chiusura dei bordi, sulla quale sono state applicate delle placchette sagomate a formare elementi vegetali.

Giorgio Fedozzi

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Riferimenti archivistici e bibliografici:

Archivio Diocesano di Albenga, Parrocchia di Cervo San Bartolomeo, libro 34, pp. 10v e 11r.

Archivio di Stato di Imperia, notaio n. 55 Paolo Giulio Arimondo, f. 1, n. 451, 30 luglio 1593.

G. ROBBIONE,
Guida alla visita della Chiesa, in G. FEDOZZI e G. ROBBIONE, Un cammino lungo 500 anni, Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo, 2006, pp. 21-31.

E. ORLANDI,
Croci astili in Liguria tra XIV e XVI secolo. Le elaborazioni di una cultura composita, Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali, aa. 2003-04.

A. GIACOMINI,
Argentieri genovesi di primo e secondo Seicento, Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lettere Moderne, aa. 2003-04

E. DANERI,
La croce astile in Liguria tra XVI e XVII secolo. La persistenza di un modello tardo-medievale e le sue rielaborazioni, Università degli Studi di Genova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali, aa. 2003-04.

G. FEDOZZI, scheda n. 10 in "Lignum Crucis. Crocifissi e arredi della Passione del Signore nella Diocesi di Albenga-Imperia", Museo Diocesano d'Albenga, Albenga, marzo 2013, pp. 34-37.



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