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Storia
Pubblicato il 4 marzo 2009
LA CHIESA DI SANT'AMBROGIO IN ALASSIO:
DALLA PARROCCHIA ALLA COLLEGIATA
Questa è la versione integrale dello studio di L. L. Calzamiglia già pubblicato in versione ridotta per esigenze editoriali nel volume "La collegiata di Sant'Ambrogio in Alassio. Cinque secoli di storia e arte", a cura di M. BARTOLETTI e F. BOGGERO, Federico Motta Editore, Milano 2008, pp. 76-83.
.....L'elezione del rettore della chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio nella prima metà del Cinquecento continuò ad essere una prerogativa dell'abate commendatario del monastero della Gallinaria; l'istituzione canonica competeva invece al vescovo diocesano. Il rettore era obbligato ad assistere l'abate nelle liturgie della vigilia e della festa patronale e a presentargli nell'occasione un cereo di una libbra, una libbra di danaro e tredici soldi.
.....Nel 1523, però, il papa Clemente VII, pur riconoscendo che la collazione del beneficio parrocchiale di Alassio spettava all'abate, con deroga speciale al diritto di questo, nominava rettore il prete Luca Piccamilio, nobile genovese. Si può supporre che l'intervento pontificio sia da mettere in relazione alla deprecabile prassi del cumulo dei benefici da parte di membri del clero anche al solo fine di goderne i frutti per un periodo limitato di tempo. Di ciò è indizio il fatto che l'abate commendatario l'8 febbraio e il 4 marzo 1524 abbia nominato in successione alla parrocchia di Alassio il canonico Francesco Barbero, il prete albenganese Biagio Ricci e poi altri tre rettori.
La Collegiata di Sant'Ambrogio in Alassio.
.....Tra questi merita di essere ricordato l'alassino Bernardo Gandolfo, nominato rettore il 16 luglio 1545. Questi ottenne da Mons. Giovanni Maria Butinone, vescovo di Sagona in Corsica e vicario episcopale del cardinale Giovanni Battista Cicada, vescovo di Albenga, l'unione alla parrocchia di Sant'Ambrogio dell'oratorio campestre di Sant'Anna "fuori delle mura" con tutti i redditi, ragioni e pertinenze spettanti (30 agosto 1552). La concessione di questo oratorio, che la tradizione locale registrata già nel primo Seicento dal canonico Gio. Ambrogio Panero ricorda come la più antica parrocchia di Alassio ("altre volte Parochiale" e con segni di consacrazione), onerava il rettore dell'obbligo di provvedere alle riparazioni e ai restauri dell'edificio di culto e delle stanze contigue abitate da un romito. Tale unione fu confermata dal cardinale Ranuccio Farnese il 20 settembre di quell'anno. Di questo parroco si tramanda anche che, preconizzato vescovo dal papa Giulio III, per la sua grande umiltà rifiutò l'elezione episcopale e continuò fino alla morte (4 agosto 1553) il suo servizio pastorale nella chiesa di Sant'Ambrogio, dove fu sepolto.
.....Nel 1569, alla morte del rettore Ibleto Gandolfo, sorse una controversia sulla nomina del rettore tra l'abate commendatario e la famiglia De Cutis. Questa, sul fondamento della donazione alla parrocchia fatta dal defunto D. Antonio de Cutis di alcune terre poste sul territorio di Andora, rivendicava un preteso diritto di presentazione del parroco, ma l'abate commendatario nominò economo della parrocchia il prete Andrea Tomatis di Caravonica. La controversia fu finalmente sciolta dal vescovo Mons. Carlo Grimaldi, forte delle disposizioni del concilio di Trento in materia di conferimento dei benefici ecclesiastici (Conc. Trident., sess. XXIV, de ref., c. 18). Infatti, dopo aver espletato le procedure concorsuali, il vescovo nominò parroco lo stesso D. Andrea Tomatis (17 marzo 1574), che successivamente, come disposto dal visitatore apostolico Mons. Nicolò Mascardi nel 1586, impetrò dalla Sede Apostolica una nuova collazione del beneficio per sanare definitivamente la sua posizione. Morì il 2 febbraio del 1602, avendo retto la parrocchia di Alassio per complessivi trentatre anni.
.....Fin da prima del 1582, negli anni del rettore Tomatis, era sempre stato presente nella chiesa di Sant'Ambrogio un certo numero di cappellani e di altri chierici al servizio della chiesa e dei diversi altari fondati in quella (si veda in merito il prospetto degli altari e relative cappelle). Ora, il 21 febbraio 1583, Angelica Enrico, figlia del fu Angelo e moglie di Geronimo Moirano, istituiva un legato testamentario portante un reddito annuo di lire 432, affidato per la gestione ai massari della chiesa di Sant'Ambrogio in Alassio. Da quel reddito i massari dovevano distribuire giornalmente a sei preti abitanti in Alassio «solidos 4 singulo presbitero». Questi sacerdoti ogni giorno dovevano recitare e all'occorrenza cantare tutte le ore canoniche secondo la forma del breviario della Chiesa romana.
.....Con quel fondo veniva così costituita la "Massa" della chiesa parrocchiale di S. Ambrogio per il mantenimento di un prete preposto e di sacerdoti che quotidianamente servissero in quella chiesa: «praeposito, ac sacerdotibus eidem quotidie inservientibus». Da questo più immediato significato economico, la Massa passò anche ad indicare l'aggregazione di sacerdoti che prestavano il loro quotidiano servizio liturgico nella chiesa di Alassio: i preti della "Massa comune". Non si trattava ancora di un collegio canonicamente strutturato e, tuttavia, Mons. Mascardi nei decreti della visita apostolica (1586) ordinava che i cappellani e i chierici obbedissero e coadiuvassero il parroco specialmente nell'amministrazione dell'Eucaristia quando lo stesso fosse occupato in altro ufficio, ed in caso di disobbedienza concedeva a questo la facoltà di poterli sospendere ed interdire. In tal modo il vescovo di Sagona riconosceva una preminenza del rettore ossia parroco su tutti gli altri sacerdoti che officiavano in Sant'Ambrogio.
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.....Seguirono altri legati, tra i quali ricordiamo l'eredità testamentaria di Giulia Parascosso, figlia del fu Stefano e moglie del fu Stefano Nattero, che il 9 aprile 1588 legò ai massari ogni sua proprietà («omnia bona sua») per integrare il reddito derivante dal legato di Angelica Enrico e portarlo a 900 libbre genovesi, sempre con la stessa finalità di remunerare l'officiatura giornaliera dei sei sacerdoti tenuti alla recita delle ore canoniche. In questo contesto e per il servizio sopra descritto, si può stabilire che l'allestimento del «maestoso Coro con sedili di noce», annotato dal canonico Paneri nel Sacro, e vago Giardinello (t. I, f. 314 v.) sia da collocare nell'ultimo decennio del XVI secolo.
.....Mons. Luca Fieschi, in visita pastorale alla parrocchia di Alassio il 21 aprile 1598, erigeva la così denominata "Reverenda Massa" composta da sei sacerdoti obbligati al coro sotto la vigilanza e tutela del parroco. Con questo atto il vescovo di Albenga riconosceva l'esistenza ed approvava la costituzione di un collegio di preti (la "Massa") che, pur non essendo canonici, assolvevano alla recita corale dell'ufficio divino e al servizio dell'altare secondo il turno stabilito.
.....Nella prima decade di ottobre del 1610, il rettore Giovanni Domenico Nattero, notaio della Sede Apostolica e sub-collettore degli Spogli della reverenda Camera Apostolica nella diocesi di Albenga, inoltrava al vescovo una supplica anche a nome della Comunità di Alassio, affinché alla chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio fosse concesso il titolo di "prepositura". Egli motivava la richiesta col fatto che la chiesa parrocchiale di Alassio era una delle principali della diocesi ed era officiata da sei preti che quotidianamente recitavano le ore canoniche con ordine e decenza "come si suol fare in ogni chiesa collegiata con onorati ornamenti e apparati" e come peraltro il vescovo aveva potuto notare nella sua visita precedente. Mons. Fieschi accondiscese alla richiesta e con atto del 10 ottobre 1610 dichiarò la parrocchia di Alassio «prepositura nuncupata» e conseguentemente al rettore competeva il titolo di prevosto («prepositus»).
.....Il 26 ottobre seguente, durante la visita pastorale alla chiesa di Alassio, il vescovo regolamentò ulteriormente la "reverenda Massa" per tutelare in perpetuo l'esercizio e la vitalità di questa corporazione ecclesiastica. Stabilì che il numero dei "preti della Massa" da sei fosse aumentato fino a dieci, assegnando quali ulteriori redditi anche le rendite annue dell'oratorio di S. Croce, con l'obbligo ai preti della Massa di portarsi ad officiare in quella antichissima chiesa nel giorno dedicato all'Invenzione della S. Croce. Nel numero dei dieci era computato anche il prevosto al fine delle distribuzioni quotidiane; questo era di diritto il superiore della Massa e gli veniva assegnata una doppia porzione dei frutti dei redditi, sicché il reddito annuo complessivo della prepositura ammontava a 50 scudi. Il vescovo stabilì ancora che, in caso di morte o di prolungata assenza o di non residenza di un prete della Massa, gli dovesse subentrare un altro tra i preti alassini e cioè il più vecchio («antiquior») in relazione all'anzianità di sacerdozio.
.....Da un estratto dagli atti della Curia episcopale, redatto dal notaio Giovanni Andrea Lamberti nel 1636, conosciamo i nomi dei preti della Massa di quel periodo: Giovanni Domenico Nattero, prevosto; Bartolomeo Stalla; Alessio Brea; Pasqualino Gismondo; Prospero Parascosso; Raffaele Boerio; Giovanni Pietro Morteo; Stefano Alciatore; Giovanni Battista Alciato; Giovanni Pietro Lanza; Giulio Nattero.
.....Con atto rogato dal notaio Francesco Airaldo l'8 ottobre 1612, questi dava esecuzione alla volontà del fu Stefano Araldi, che aveva lasciato un legato di 25 monete d'oro per l'istituzione della messa conventuale cantata da celebrarsi ogni giorno dai preti della reverenda Massa, e a tal fine il notaio consegnava ai massari di Sant'Ambrogio un capitale di lire 4000 da porre a censo, i cui frutti dovevano essere distribuiti inter praesentes tra i preti di Massa.
.....Alla morte del prevosto Gio. Domenico Nattero (16 luglio 1614), con bolla datata 1 settembre 1614 il papa Paolo V nominava D. Tullio Tomatis di Caravonica alla prepositura di Sant'Ambrogio quale «dignità principale ed unica in chiesa collegiata». Da questa bolla pontificia discende la rivendicazione della chiesa parrocchiale di Alassio di essere riconosciuta come collegiata (di preti) e non come mera parrocchiale, dato che quel titolo era stato usato, sia pure impropriamente, dalla Curia romana in questa come in successive bolle di investitura.
.....In un atto del 20 maggio 1615, conservato all'Archivio di Stato di Torino (cart. Benefizi di qua da monti, mazzo 2), viene registrata la dichiarazione fatta di fronte a P.P. Paolo e al suo notaio dai massari e procuratori della Prepositura Collegiata di Sant'Ambrogio del Luogo d'Alassio, diocesi d'Albenga, circa la qualità e obbligazione dei sacerdoti di quella chiesa nei confronti del prevosto. «Nella chiesa sono erette 12 cappelle e più, le quali sono dotate di relativi legati perpetui soggetti alla chiesa e che in detta chiesa vi sono sempre stati il suo Rettore o sia Preposto con dieci e dodici sacerdoti e più e che detto Rettore o Preposto è sempre stato capo di detti sacerdoti e per tale da tutti comunemente reputato; e anco li cappellani di detta chiesa lo hanno tenuto per loro capo. Ha sempre avuto la precedenza sopra tutti in tutti li atti pubblici, privati, processioni e in quanto capo ha sempre avuto il doppio di quanto viene distribuito dai redditi e lasciti fatti alla chiesa e al clero suddetto così nell'anniversario dei defunti come nel resto e che in ogni festa dell'anno hanno sempre cantato la messa grande in detta chiesa tutti congiontamente con detto suo capo e che nella festa del Corpo di Cristo e tutta la sua ottava hanno sempre cantato tutti insieme tutte le ore canoniche in detta chiesa e che in detto giorno si è fatta la processione generale e che detta chiesa ha i suoi organi e organista e musici».
.....I predetti massari e procuratori attestano inoltre che «al presente vi sono 16 sacerdoti senza li chierici e che tutti i lasciti, redditi ed eredità lasciate dalle persone alla chiesa sono a favore del preposto e di un certo numero di sacerdoti con l'obbligo di servire nella chiesa e di recitare le ore canoniche e la messa grande, qual si recita ogni giorno di presente da 11 sacerdoti di massa, compreso il preposto e che i redditi vengono divisi tra i sacerdoti e che i procuratori devono renderne conto. I redditi sono un beneficio perpetuo dei sacerdoti».
.....D. Giulio Nattero, alassino e già prete della Massa, viene eletto prevosto il 26 ottobre 1616. Egli ottiene dal vescovo Vincenzo Landinelli che nella chiesa di Sant'Ambrogio si tenga la lettura della sacra Scrittura nei giorni di festa (28 febbraio 1623), come prescritto dal concilio di Trento (Conc. Trident., sess. V, de ref., c. 1). Questa particolare concessione contribuisce ad equiparare sempre più la chiesa prepositurale di Alassio alle chiese collegiate, che come le cattedrali hanno il dovere di assicurare la lettura e la predicazione della sacra Scrittura. Non gli riuscì invece, nel 1628, la proposta di unire alla Massa dei preti i beni dell'oratorio di S. Croce che minacciava rovina. I massari dell'oratorio e la comunità alassina ottennero dal vescovo Mons. Pier Francesco Costa che le proprietà dell'oratorio non venissero accorpate alla Massa dei preti di Sant'Ambrogio, benché il frutto di quelle servisse fin dal 1610 per incrementare le distribuzioni quotidiane del prevosto e dei preti della Massa.
.....Dal censimento del 1636 o «ristretto dell'anime di Alassio e suo territorio», ordinato da Mons. Costa, tra uomini e donne e anime di comunione e non, la parrocchia di Sant'Ambrogio contava complessivamente 5022 persone e in città erano presenti 22 preti, 1 suddiacono e 8 chierici.
.....Il 14 aprile 1636 moriva il prevosto D. Giulio Nattero. Il vescovo Mons. Pier Francesco, che considerava la parrocchia di Alassio come una mera prepositura, il 15 maggio seguente nominò prevosto di Alassio D. Giovanni Ambrogio Panero (Paneri), canonico della cattedrale e suo segretario. La sua nomina fu ricusata dalla comunità alassina che ricorse alla Sede Apostolica, avendo richiesto al prete alassino Stefano Martini di farsene attore. Il papa Urbano VIII con sua bolla del 10 giugno 1636, avocando a sé la nomina di quella prepositura secolare, «et habitu saltem si non actu Collegiata ecclesia S. Ambrosii», in cui esisteva una dignità principale già occupata dal defunto prevosto Giulio Nattero, dichiarava non canonico l'atto di nomina disposto dal vescovo («irritum et inane»), scomunicava il Paneri come prevosto "intruso" e nominava prevosto Stefano Martini di Alassio, maestro in S. Teologia, dottore in utroque iure e sub-collettore della Camera Apostolica nella diocesi di Albenga. Il 27 agosto 1636 a Roma fu pubblicata la sentenza del giudice D. Celio Ricò, con la quale si dichiarava nulla la nomina disposta dal vescovo, veniva riconosciuta la prepositura di Sant'Ambrogio quale dignità unica in chiesa collegiata. Due giorni prima, previa rinuncia ad ogni sua pretesa sulla prepositura di Alassio come risulta dalla "concordia" («instrumentum concordiae») ricevuto dal notaio Pietro Marcia de Nucerio, il canonico Panero veniva assolto dalle censure incorse.
.....Nella citata bolla del 10 giugno 1636, Urbano VIII dava incarico a Mons. Bichi, uditore generale delle cause di curia della Camera Apostolica, al prevosto della cattedrale di Genova e al vicario generale di Mons. Angelo Mascardi, vescovo di Noli, di immettere «per se vel per procuratorem», il prevosto Martini nel canonico possesso del beneficio, come seguì il 1° febbraio 1637. Ben presto (1640), tuttavia, Stefano Martini rinunciò alla parrocchia di Alassio per rientrare a Roma nel servizio della Sede Apostolica. Protonotario apostolico e referendario di entrambe le Segnature, entrò al seguito del cardinale Giovanni Battista Panfili che, eletto papa nel settembre 1644 (Innocenzo X), nel 1646 lo elevò alla cattedra vescovile di Noli dove morì nel 1687.
.....Un successivo decreto della Sacra Congregazione dell'interpretazione del Concilio, datato 13 novembre 1638, a firma del cardinale prefetto Fabrizio Verospi e del segretario Francesco Paolucci, con il quale venivano ridotti gli oneri di messe di numerosi legati, dichiarava nuovamente la chiesa di Alassio "parrocchiale ossia collegiata" («parochialis sive collegiatae ecclesiae S. Ambrosii») e questa volta Mons. Costa si adeguò a riconoscimento pontificio dando puntuale applicazione al decreto. Pochi anni più tardi, con decreto del 9 marzo 1641, il vescovo interveniva per far rispettare il regolamento collegiale stabilendo che quando uno dei preti della Massa restasse assente dal suo servizio per più di 3 mesi, il suo posto era ipso facto vacante e disponibile per una nuova nomina.
.....Verso la metà del secolo il Serenissimo Senato della Repubblica di Genova interviene a dare disposizioni per l'amministrazione della chiesa di Sant'Ambrogio di Alassio con il Regolamento datato 3 febbraio 1648. In esso si stabiliva che "li Massari eletti dal Ser.mo Senato e così tutti li altri in appresso debbano eleggere i loro successori in fine delli due anni, come sopra, giurando di credere, che li eletti abbiano le seguenti qualità, cioè, che siano maggiori d'anni quaranta, che abbiano facoltà abbastanza per vivere del proprio, virtù cristiana, che siano egualmente amici dell'utile della Chiesa, e delli Reverendi Preti della Massa, come della quete del Luogo, e quando (che non si crede) fosse in alcun tempo fatta elezione in persone di differente qualità, resti libero il ricorso al Ser.mo Senato, acciò, così parendole, possa provvedere lui stesso con nuova elezione". Viene così istituita la massaria di Sant'Ambrogio per l'amministrazione della parrocchia, che prima di allora era retta dalle massarie del SS. Sacramento e del Rosario. Da questo atto del Senato genovese, come pure da altri atti successivi in materia, appare evidente che l'intervento del potere civile, se pure formalmente motivato dalla volontà di evitare o rimuovere abusi, è chiaramente finalizzato ad ottenere il controllo economico delle istituzioni ecclesiastiche.
.....L'aspirazione ecclesiale o clericale di Alassio restava comunque l'ufficialità del riconoscimento della chiesa di Sant'Ambrogio come collegiata effettiva. In merito, occorre qui richiamare che il vescovo Mons. Francesco de Marinis, stabilendo nella visita pastorale dell'8 giugno 1658 nuove norme per il funzionamento della Massa, ordinava di provvedere l'iscrizione di "collegiata" e dichiarava esplicitamente che alcunché «osti al possesso di chiamarsi tale». E tuttavia si tratta pur sempre della collegiata dei preti della Massa e non di una collegiata di canonici. Ciò aiuta a spiegare la fondazione di almeno due benefici prebendali in Sant'Ambrogio sotto il nome di canonicato: il primo fu istituito il 5 febbraio 1644 dal prete Giovanni Maria Giancardi, il secondo fu istituito il 16 dicembre 1663 dal marchese fra Paolo Antonio di Clavesana, cavaliere di S. Giovanni Gerosolimitano (di Malta) con un capitale di lire 700 e reddito annuo del 5 per cento, che tuttavia fu reso esecutivo l'8 marzo 1721.
.....Nella seconda metà del XVII secolo venne istituita anche nella parrocchia la congregazione secolare del clero di Alassio (più nota come "congrega") con finalità di assistenza spirituale ai sacerdoti, specie se malati, e di suffragio ai confratelli defunti. A questa congregazione clericale il prevosto D. Giovanni Battista Massa cedette i suoi diritti parrocchiali di interesse e di precedenza nell'accompagnamento e sepoltura dei confratelli sacerdoti (28 agosto 1698).
.....Il 27 Febbraio del 1725 il prevosto D. Giovanni Battista Massa affidava al notaio Francesco Alciati, a nome proprio e dei preti della Massa della stessa Chiesa,la gestione di un capitale lire 4188,8 moneta di Genova, dovutogli dai coniugi Gio. Domenico e Maria Maddalena Ravaglio, del quale avrebbe goduti gli interessi il notaio finché il prevosto sarebbe stato in vita e che gli interessi che sarebbero decorsi dalla morte di questo contribuissero a costituire, in multiplo, un capitale fino a che la chiesa di Sant'Ambrogio non potesse essere dichiarata collegiata di canonici.
.....Nel 1751 il vescovo Mons. Costantino Serra nominò il prevosto D. Nicolò Maria Maggiolo primo vicario foraneo di Alassio, il cui vicariato si estendeva fino alle valli di Andora e Stellanello. Lo stesso fu pure designato primo presidente della società di missionari diocesani, istituita da Mons. Serra con titolo di "Congregazione della missione dei preti secolari della Diocesi d'Albenga", che tanti frutti pastorali produsse nel tempo e nella quale ebbe lustro e odore di santità, tra i primi operai delle missioni al popolo, anche il prete alassino D. Gerolamo Scofferi (1735- 1818).
.....Successivamente, nel 1758, D. Ambrogio Alciatore, che in vita appartenne al collegio dei preti della Massa, lasciò in morte una consistente somma di denaro («pecunia summa») finalizzata ad ottenere per i preti della Massa che, come i canonici, attendevano quotidianamente al coro e alla messa conventuale, una veste propria ed insegne che li distinguessero dal resto del clero. Ne sarebbe derivato, nell'intenzione del testatore, un maggior decoro per la chiesa e per le solennità liturgiche, ma anche per l'ornamento stesso della città. La massaria di Sant'Ambrogio, tuttavia, non ritenne opportuno accettare la munifica donazione perché viziata da una clausola di vanagloria: quella, cioè, imponeva di collocare sulla porta della sacrestia lo stemma nobiliare della famiglia Alciatore. Decisione che fu all'origine di una lite durata per anni.
.....Una donazione consimile fu quella lasciata da Francesco Ciffalò, padrone marittimo, che il giorno 31 Maggio 1764, in atti del notaio Carlo Moirano, nominava suoi eredi fiduciari il reverendo D. Giuseppe Filiberto e Lazzaro Boggiano. Costoro, a loro volta, costituirono loro procuratori il prevosto D. Nicolò Maria Maggiolo e i suoi successori e, con lui, il magnifico Gio. Antonio Bonaventura Scofferi, Giuseppe Felice Fignone e Giuseppe Maria Spiaggia, massari della chiesa di S. Ambrogio ed i loro successori, con facoltà di vendere, cedere, alienare e rinunciare gli eventuali beni immobili, ragioni livellarie e crediti spettanti all'eredità del fu padron Francesco Ciffalò. I procuratori avrebbero dovuto destinare le somme ricavate per far fronte alle spese per ottenere il rilascio delle bolle pontificie e per tutti gli altri atti che si rendessero necessari per addivenire all'erezione in collegiata della chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio.
.....A distanza di oltre un secolo dal precedente, il 26 marzo 1764 l'Eccellentissima Gionta di giurisdizione approvava un nuovo "Regolamento ossia Capitoli" da valere dal 1° gennaio 1765 per tutte le masserie, compresa quella di Sant'Ambrogio, erette nella chiesa parrocchiale di Alassio. In esso si stabiliva tra l'altro l'avvicendamento triennale dei massari, la cui elezione veniva delegata al parlamento generale della città con le stesse modalità previste per l'elezione dei "Magnifici Conservatori delle Leggi". I massari, non rieleggibili per il triennio successivo se non uno dei tre soltanto, "capace ed informato", dovevano poi annualmente rendere conto a costoro della loro amministrazione ed ottenerne la liberatoria per non restare obbligati in solido. Essi erano gli amministratori della cassa della chiesa, di cui ognuno dei massari custodiva una delle tre chiavi.
.....Occorre giungere al 1809 per rilevare che la Massa dei preti si trovava in gravi difficoltà economiche per poter adempiere appieno ai propri uffici ecclesiastici e al servizio del coro secondo i legati di fondazione. Per questo motivo, su istanza del prevosto D. Pier Francesco Ghersi, Mons. Angelo Vincenzo Dania ricorse alla Sede Apostolica ottenendo di sanare le omissioni dei passati periodi rivoluzionario e repubblicano con diverse celebrazioni di messe solenni e dell'ufficio per i defunti e con la detrazione di 750 lire genovesi dai redditi della Massa da utilizzarsi in tante messe da celebrarsi privatamente. In quella occasione, inoltre, il vescovo ottenne anche la facoltà che il prevosto e i preti della Massa avessero una veste corale distintiva in tutte le funzioni ecclesiastiche: la mozzetta violacea con cappuccio e sette bottoni per il prevosto, la mozzetta nera orlata di viola o di rosso per i preti della Massa. Una clausola apposta dalla S. Sede fu quella che si eleggesse annualmente il governatore e il procuratore della Massa, nonché il maestro delle cerimonie da individuare nel più giovane del capitolo collegiale.
.....La chiesa di Alassio ottenne ancora un privilegio singolare nel 1825, quando Mons. Carmine Cordiviola prese temporaneamente la residenza vescovile in Alassio. Il vescovo, infatti, collocò la cattedra vescovile in Sant'Ambrogio per le celebrazioni episcopali e assentì che questa vi si potesse tenere in continuazione e non solo quando egli fosse presente in città. Privilegio che perdura tuttora.
.....Quando nel 1837 D. Bernardo Moirano prese possesso della prevostura di Alassio, i tempi erano ormai maturi per avviare la pratica dell'istituzione di una collegiata di canonici nella chiesa prepositurale di Alassio e tal fine l'11 luglio 1837 la Massa dei preti stabilì di formare la collegiata offrendo il proprio patrizio. Il comune e il popolo di Alassio rivolsero al papa Gregorio XVI una accorata supplica che fu benevolmente accolta con le parole: «Et iure meritoque». La motivazione portata dalla bolla pontificia, data da Roma presso S. Pietro il 14 marzo 1838, stava nel fatto che la città di Alassio, che sorge vicino alla spiaggia del mare Mediterraneo e dista 5000 passi dalla sede vescovile, aveva circa 7000 abitanti tra i quali non mancavano famiglie insigni per nascita, ricchezza e cariche pubbliche, un clero numeroso, un monastero di Clarisse, due conventi di regolari, cioè i Cappuccini di S. Francesco e i Patri Predicatori dell'Ordine di S. Domenico, ai quali era affidato un collegio in cui insegnavano le istituzioni di belle lettere. Aveva poi la chiesa dedicata a Sant'Ambrogio, edificio elegante, ricco di copiosa sacra suppellettile e abbastanza fornito di redditi per esplicare collegialmente le funzioni ecclesiastiche e l'ufficio divino.
.....Al fine della costituzione della collegiata di canonici, che rispondeva all'eccellenza della città, il prevosto D. Bernardo Moirano e i nove preti della Massa (Giovanni Antonio Moirano, Giovanni Battista Basso, Giacomo Fignoni, Ambrogio Brusco, Giuliano Ghersi, Giovanni Battista Bavera, Pasquale Mela, Lazzaro Basso e Angelo Croce) rassegnavano nelle mani del pontefice i loro benefici e al loro atto si univano i voti di altri quattro sacerdoti: Lazzaro Gardella, un altro Angelo Croce, Bartolomeo Basso e Francesco Ghersi.
.....Il papa Gregorio XVI annuì dunque alla richiesta istituzione della collegiata e, tenendo conto dei benefici esistenti e di quello di giuspatronato fondato dal reverendo Giovanni Antonio Moirano con diritto di presentazione con la riserva dell'autorità apostolica che ne sarebbe stato provvisto egli stesso, con la citata bolla eresse nella città di Alassio la collegiata di Sant'Ambrogio, composta da dodici canonici, ivi compresa la dignità della prepositura. Cinque canonicati erano di giuspatronato laicale e sei di libera collazione, mentre la collazione della prevostura era riservata alla Sede Apostolica. Il primo capitolo della collegiata era così composto: D. Bernardo Moirano, prevosto quale dignità principale, e i canonici Giovanni Battista Basso, Giacomo Fignoni, Ambrogio Brusco, Francesco Ghersi, Giovanni Antonio Moirano, Giuliano Ghersi, Giovanni Battista Bavera, Lazzaro Gardella, Bartolomeo Basso, Giuseppe Mantica e l'altro Angelo Croce.
.....Al prevosto e ai canonici della collegiata il pontefice concedeva nelle solennità l'uso della veste talare di lana di color violaceo con bordi, asole e bottoni di seta rossa, nonché il rocchetto e la cappa magna di simile stoffa con risvolto di seta violacea nella parte anteriore per il periodo estivo e con risvolto di pelliccia di color cenere per il periodo invernale; nei giorni feriali e delle festività ordinarie i canonici avrebbero indossato la veste talare di color nero, rocchetto e mozzetta di lana di colore violaceo con bordi, asole e bottoni di seta rossa e, per il solo prevosto, la mozzetta aveva annesso un cappuccio di seta dello stesso colore. Inoltre il prevosto, che pure era investito della dignità della prevostura, per grazioso indulto apostolico veniva dispensato dal conseguire il grado accademico di magistero in teologia o in diritto canonico. Al vescovo di Albenga veniva demandato l'incarico di stilare gli statuti del nuovo capitolo di canonici.
.....Sembrava allora che la storia della collegiata fosse conclusa, ma non era così. La mattina del 17 ottobre 1838, il canonico Angelo Isolerio, come procuratore del cardinale Agostino Rivarola in forza di procura rilasciatagli il 2 luglio 1834 e ricevuta in Roma dal notaio Domenico Bartoli, presentava nella cancelleria vescovile di Albenga una formale opposizione «a qualunque instanza venisse fatta per ottenere l'errezione [sic!] in Collegiata della Chiesa parrocchiale di Alassio, per le ragioni che si risalva di presentare in iscritto». Il tentativo di bloccare l'iter relativo all'esecutività della bolla pontificia veniva dal cardinale genovese Agostino Rivarola (1758-1842), che nel 1820 aveva ottenuto in commenda da papa Pio VII l'abbazia di S. Maria e S. Martino dell'isola Gallinaria e che, in tal modo, cercava di rivendicare almeno un diritto di presentazione, se non addirittura un diritto di investitura ad un canonicato.
.....L'opposizione intentata non ebbe un seguito favorevole, anche se rallentò indubbiamente la pratica per l'acquisizione del regio «placet» del re Carlo Alberto. Il 16 aprile 1839 furono ottenute dalla cancelleria apostolica diverse copie della bolla di papa Gregorio XVI, rese conformi dal notaio apostolico fra Luigi Angelisi, con l'esborso di 400 scudi romani. Ma la malattia e la morte del vescovo Mons. Vincenzo Tommaso Pirattoni, seguita il 25 ottobre 1839, bloccò ulteriormente la pratica fino alla nomina del successore. Infatti il nuovo vescovo, Mons. Raffaele Biale, eletto il 27 aprile 1840, prese possesso della diocesi il 2 agosto di quell'anno.
.....La richiesta di esecuzione della bolla pontificia fu inoltrata al Senato di Sua Maestà sedente in Genova (Corte d'appello) dal barone Giuliano Brea, sindaco di Alassio, e votata per la destinazione all'ufficio dell'avvocato generale dal senatore Antonio Calsamiglia di Oneglia il 20 ottobre 1840. Il parere favorevole del senatore Bianchi, sostituto avvocato generale, stilato il 24 novembre 1840, fu approvato giusta la relazione fattane in Senato il 27 novembre seguente dal referente cavalier Adami, con la clausola che l'esecuzione della bolla sarebbe seguita previo conferimento del patrimonio della Massa e degli altri legati particolari in quello del capitolo collegiale. Tale è il tenore del decreto di regio gradimento, con cui si ordina la registrazione della bolla, sottoscritto per l'Eccellentissimo Real Senato dal sottosegretario agli atti civili Gherardi.
.....Noto qui per transenna che l'istanza del sindaco Brea data erroneamente la bolla pontifica al 4 marzo 1839, anziché al 14 marzo 1838, errore che si ripete negli atti del senato, il quale ve ne aggiunse un altro: quello di indicare "insigne" la collegiata secolare di Alassio, titolo che non si deduce dalla bolla pontificia. L'erezione della collegiata fu finalmente definita, dopo i ritardi ormai noti («nonnullis de causis dilatam»), con decreto del vescovo Mons. Raffaele Biale il 28 dicembre 1840, mentre le costituzioni o statuti del capitolo della collegiata redatti dallo stesso vescovo furono pubblicati solo il 6 marzo 1843 e resi esecutivi dal 1° aprile seguente «in virtù di santa obbedienza».
. . . . . . . . . . Luciano Livio Calzamiglia
CRONOTASSI DEI PARROCI DI SANT'AMBROGIO
nomina |
rinuncia |
prevosto (dal 1610) |
note |
1331/1335 |
Lanfranco |
cappellano |
|
1343 |
Guglielmo Iova |
vicario |
|
.... .... |
.... .... |
.... .... |
.... .... |
1470/1483 |
Battista Gandolfo |
rettore |
|
1483/1489 |
Bernardo Pino o.f.m. |
rettore, vicerettore (1487) |
|
1487/1489 |
Alessandro di Campofregoso |
vescovo di Ventimiglia, rettore |
|
1489/1502 |
Severo de Galteriis |
rettore |
|
1502 |
Agostino Guirardo |
rettore |
|
1523 |
Luca Piccamilio |
nominato da Clemente VII |
|
08/02/1524 |
1524 |
Francesco Barbera |
canonico della cattedrale |
04/03/1524 |
1545 |
Biagio Riccio |
di Albenga |
16/07/1545 |
04/08/1553 |
Bernardo Gandolfo |
di Alassio |
1554 |
1569 |
Ibleto Gandolfo |
di Alassio |
17/03/1574 |
02/02/1602 |
Andrea Tomatis |
di Caravonica, economo dal 1569 |
15/08/1602 |
16/07/1614 |
Gio. Domenico Nattero |
di Alassio, notaio apostolico |
01/09/1614 |
1615 |
Tullio Tomatis |
di Caravonica, nominato da Paolo V |
26/08/1615 |
17/05/1616 |
Pietro Paolo Sevizano |
di Alassio |
26/10/1616 |
14/04/1636 |
Giulio Nattero |
|
15/05/1636 |
25/08/1636 |
Gio. Ambrogio Panero |
dichiarato "intruso" da Urbano VIII |
10/06/1636 |
14/05/1640 |
Stefano Martini |
protonotario apost., poi vescovo di Noli |
12/06/1640 |
23/05/1641 |
Antonio Poggio |
di Monterosso, nominato da Urbano VIII |
16/08/1641 |
16/06/1662 |
Gio. Francesco Pisano |
di Alassio |
19/05/1663 |
13/08/1682 |
Gio. Maria Alciatore |
di Alassio |
29/06/1683 |
01/02/1726 |
Giovanni Battista Massa |
di Pieve di Teco |
24/08/1726 |
28/07/1748 |
Pier Francesco Bonfante |
di Pieve di Teco |
18/12/1748 |
07/06/1776 |
Nicolò Maria Maggiolo |
nobile genovese, primo vicario foraneo |
12/07/1776 |
20/01/1788 |
Pietro Maria Guardone |
di Alassio, missionario diocesano |
1788 |
1788 |
Gerolamo Scofferi |
di Alassio, nominato da Pio VI |
10/08/1789 |
29/08/1794 |
Mauro Nicolò Croce |
di Alassio, canonico della cattedrale |
01/01/1795 |
04/02/1800 |
Gio. Domenico Croce |
di Alassio, fratello del precedente |
16/08/1800 |
07/03/1834 |
Pier Francesco Ghersi |
di Alassio, missionario diocesano |
22/06/1834 |
20/09/1836 |
Nicolò Giuseppe Acquarone |
di Porto Maurizio |
1837 |
12/01/1855 |
Bernardo Moirano |
di Alassio |
20/01/1855 |
08/06/1898 |
Francesco Della Valle |
di Albenga, missionario diocesano |
12/12/1898 |
07/08/1950 |
Bartolomeo Podestà |
di Albenga, protonotario apostolico |
08/09/1950 |
12/07/1983 |
Innocente De Ferrari |
di Onzo, prelato d'onore di S. Santità |
01/11/1983 |
17/5/1984 |
Gio. Batta Enrico |
di Bastia d'Albenga |
18/05/1984 |
Angelo De Canis |
di Lavina, prelato d'onore di S. Santità |
___________
Bibliografia.
ARCHIVIO DIOCESANO DI ALBENGA, Parrocchia di Alassio, cart. 3-11 (ex 32-40); [G. A. PANERI], Sacro, e vago Giardinello, e succinto Repilogo delle Raggioni delle Chiese, e Diocesi d'Albenga, Cominciato da Pier Francesco Costa Vescovo d'Albenga dell'anno 1624, in Tre Tomi diviso, ms. cart., 1624-1648 ca., tomo I, f. 314 r.-339 v.; ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Sacra Congr. Concilii, Visita Apostolica Albinganen., ms. cart., 1585-1586, f. 304 v.-310 v.; ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, cart. "Benefizi di qua da monti", mazzo 2: Allasco [sic!] - Collegiata di Sant'Ambrogio, 20 maggio1615; ALBENGA, ARCHIVIO RAIMONDI (Istituto Internazionale di Studi Liguri), L. RAIMONDI, Valle Lerone, Alassio, Andora, manoscritto 35; I. R. GALLO, Storia della Città di Alassio dalle origini al 1815, Chiavari 1888; G.B. SECONDO, Le Glorie Religiose e Civili di Alassio nei suoi Corpi Santi, Oneglia 1924, pp. 10-11, 26-29; A. CAROSSINO, La Parrocchia Collegiata di Sant'Ambrogio, in «La nostra parrocchia Sant'Ambrogio - Alassio», 1960, pp. non num.; ID., La Collegiata dei canonici. Istituzione e vicende, in «La nostra parrocchia Sant'Ambrogio - Alassio», n. 3, marzo 1961, pp. non num.; L. TACCHELLA, Le visite apostoliche alla Diocesi di Albenga (1585-1586), in «Rivista Ingauna e Intemelia», n.s., XXXI-XXXIII (1976-1978), n. 1-4, pp. 113-114; A. CAROSSINO, La Buona Madre Breve storia del Santuario «Della Guardia» in Alassio, Albenga 1983, pp. 54-58; ID., Delle Fabbricerie, in «Parrocchia Collegiata di Sant'Ambrogio e Santuario della Madonna della Guardia - Alassio», Bollettino mensile, n. 1, gennaio 1993, pp. 6-7; G. PUERARI, Propedeutica di storia economica alassina dal XIV al XIX secolo, nel vol. La musica ad Alassio dal XVI al XIX secolo Storia e cultura, Savona 1994, pp. 48-53.